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Basement Blues di Fabrizio Poggi

28 Gennaio 2023

Erano  gli anni  tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, e sulle sponde del Missisipi nascevano le prime canzoni Blues. Grazie a un manipolo di improvvisati cantautori  che, per due dollari e una bottiglia di whiskey, cantavano il dolore e la speranza.

Canzoni malinconiche nate dall’autoritarismo vessatoio degli uomini bianchi e dallo schiocco delle loro frustate. Con gli anni nasceva sempre di più l’esigenza di salvaguardare il genere. E’ bastata l’intuizione di alcuni appassionati che, con pochi mezzi e pochi soldi, hanno dato vita alle prime produzioni discografiche. Oggi una industria facoltosa, con grandi major sempre pronte ad accaparrarsi la giusta situazione. Piaccia o non piaccia è così. Dall’America e dal Regno Unito sono arrivati sulla scena grandi musicisti, alcuni diventati della vere leggende. In Italia non siamo rimasti a guardare, ci è bastato ascoltare. Così a piccoli passi siamo cresciuti e a fatica conquistati il nostro spazio. Il Blues fatto in Italia c’è!!! Vantiamo artisti e sideman rispettati in tutto il Mondo. Fabrizio Poggi è uno di questi. Lo racconta la sua storia, lo trasmette la sua armonica ,lo conferma la sua musica. Il suo ultimo album Basement Blues è l’esaltazione del suo lungo lavoro. Un monumento che rappresenta il suo passato, il presente e il suo domani. Attingendo dai suoi preziosi archivi, Fabrizio è riuscito a dare un senso  al progetto e continuità con i lavori precedenti. Ne ho parlato con lui ultimamente,

durante il corso di una intervista radiofonica. In For You del 2020 e Hope del 2021 bellezza ed eleganza si erano apertamente palesate, la raggiunta e meritata maturità artistica ha fatto il resto. D’altronde, venticinque album rappresentano una discografia di tutto rispetto. Basement Blues custodisce e protegge tutto questo. Nell’album sono presenti brani originali, scritti da Poggi direttamente e cover di Willie Dixon, Guy Davis, Blind Willie Johnson e Rosetta Tharpe. Da ricordare la presenza del mitico chitarrista Ronnie Earl e del grande chitarrista Enrico Polverari. Questo non è un The Best o un Greatest Hits, che gli addetti ai lavori, spesso disattenti, considerano come la pietra tombale di un musicista. E’ successo, perchè no, ma non è questo il caso. Basement Blues è un gran bel disco che emana nuova freschezza, vitalità e speranza per il futuro. Perché il blues ti accompagna sempre ,mantenendo viva l’attenzione verso l’individuo con le sue sofferenze e la forte ricerca della libertà. Henry Ford diceva: Abbiamo bisogno di persone brave, non solo di brave persone.

Gianfranco Piria per la rubrica Me&Blues


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