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Webster: Three Nights Live

17 Dicembre 2022

Il 2022 si chiude, finalmente, con dei risultati confortanti. Con lo scorrere dei mesi molti lavori sono arrivati sul mercato. Tutto questo ha scatenato una corsa da parte degli addetti ai lavori, compreso il sottoscritto, a scrivere le più belle ed accattivanti recensioni.

Quelle del tipo : vi stupiremo con gli effetti speciali. Attenzione è tutto legittimo e giusto, daltronde bisogna guadagnarsi la pagnotta. Allora giù a scrivere e raccontare.

Effettivamente l’anno che si sta chiudendo ha offerto molte possibilità, su vari fronti e generi. Una copiosa offerta che ha dato linfa vitale, ad un settore che era entrato in forte crisi. Questa rubrica ha fatto la sua piccola parte, dando un senso alle scelte fatte e alle rispettive riflessioni. Adesso è arrivato il momento di trarre le conclusioni. Il solstizio d’invero è alle porte. Andando controcorrente, ho deciso di chiudere la stagione parlando di Three Nights Live di Sean Webster. Un lavoro arrivato dopo due anni che ha consolidato la sua presenza nel 2022.Un disco che metto al vertice delle mie scelte, anzi  la mia prima scelta. Forse i bostoniani GA-20 con Crackdown gli sono stati col fiato sul collo. Un Live suonato e cantato alla grande, registrato in tre  tappe serali in giro per l’Inghilterra. Sean Webster è sulla scena Rock Blues Inglese da qualche anno. Nel suo modo di suonare sono evidenti le influenze che arrivano dal suono di Albert Collins e Gary Moore. Mentre vocalmente è coinvolgente, raffinato e con un tono che arriva a toccare ogni cellula sensoriale. Primarie e secondarie. Due grandi doti che viaggiano su linee parallele, senza che l’una prevarichi l’altra. Non è da tutti. Praticamente uno bravo. A questo punto c’è da chiedersi come mai, in questi anni, non abbia ricevuto la giusta attenzione. Direi inspiegabilmente, visto che è già al suo settimo album. Darsi delle risposte non è facile. Sicuramente nel cinepraio delle proposte Blues Rock ,qualcosa può sfuggire. Con Three Nights Live Sean Webster uscirà fuori dai suoi confini e comincerà ad avere maggiore risonanza internazionale. La partenza del disco, può lasciare perplessi, ma è solo questione di poco. Bastano Highway Man e You Got To Now per rendersi conto di che pasta è fatto il nostro amico. L’arcinota I’d Rather Go Blind, Slow Dancing in a Burning Room di John Mayer e ‘Till Summer Comes Around di Keit Urban sono perle di bravura. Tre ballate alle quali, Webster, sembra aver dato una nuova identità. Sempre attento a non essere prevedibile e con una abilità naturale a rifare dei brani già noti. Nell’ascoltare questo disco ho più volte desiderato ed immaginato di essere stato presente a quelle tre serate. Al momento ci accontentiamo del CD, tangibile testimonianza di un grande concerto registrato magistralmente. In fondo non è la prima volta che la musica regala delle sorprese. Non sarà neanche l’ultima. Sean Webster con la sua band sono una queste. Ci sono tutte le condizioni per continuare a seguirlo e conoscerlo: Manico, voce e scrittura. Un potenziale sicuramente ancora da scoprire. Attendiamo.

Buon Natale.  Ci scriviamo l’Anno Nuovo.

Gianfranco Piria per la rubrica Me&Blues


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