Elvin Bishop&Charlie Musselwhite:100 Years of the Blues.
27 Marzo 2021
“Du Bluesman is megl di uan”
Vi ricordate di quel vecchio spot televisivo che, come un tormentone, ci diceva che un gelato con due gusti era più buono di uno con un solo gusto? Bene, parfasando quel messaggio possiamo dire che due Bluesman sono meglio di uno. Siamo ancora nell’orbita degli album usciti verso la fine del 2020. Parliamo di Elvin Bishop (chitarra) e Charlie Musselwhite (armonica) due musicisti che sono presenti sulla scena blues da più di cinquant’anni, che moltiplicato per due fa cento. Ecco allora il perché del titolo. 100 Years of the Blues è un lavoro semplice e senza tanti fronzoli: una goduria per chi ama il Blues, quello più essenziale. Elvin Bishop verso la metà degli anni 60 entrò nella Paul Butterfield Blues Band e subito dopo si unì a loro il giovane chitarrista Michael Bloomfield, una grande coppia. Un gruppo che a quei tempi occupava un posto di rilievo nel panorama Blues a Chicago. Non è stato un lungo connubio: dopo l’uscita di In my own Dream nel ‘68 Bishop lasciò per dare vita al suo progetto solista. Un momento importante arrivò nel 1975 con l’uscita di Struttin’ my stuff dal quale è stato estratto il suo primo successo Fooled Around and Fell in Love. Ormai era un musicista affermato e ricercato. Da ricordare le sue collaborazioni con i Grateful Dead, Allman Brothers Band, John Lee Hooker e tanti altri ancora. Oggi, quasi ottantenne, ci regala un bel disco insieme a un grande armonicista. Charlie Musselwhite nasce in una piccola località del Mississsippi, ma cresce e frequenta le scuole superiori a Menphis. Dopo aver concluso gli studi si trasferisce a Chicago, dove fa i lavori più disparati per mantenersi e continuare a studiare l’armonica. La Wind City da questo punto di vista in quel periodo offriva molto. Durante il corso delle sue esibizioni notturne nei locali della città ha avuto modo di conoscere gente come Sonny Boy Williamson, Junior Wells e John Lee Hooker con il quale ha stretto un legame forte di amicizia. Finalmente nel 1966 arriva la svolta con Stand Back! Here Comes Southside Band, il suo primo vero successo da solista. Che dire ancora di un artista che in carriera ha vinto ben 14 Blues Music Awards? La sua storia parla da sola. Il rapporto di amicizia tra i due, la vecchia e collaudata intesa musicale insieme alla condivisione per il Blues sono gli elementi principali della nascita di 100 Years of the Blues. Credo che recensire ogni singolo brano di questo CD sia quasi indecoroso. La sua semplicità coinvolgente parla da sola. Niente elettronica e marchingegni vari, solo la chitarrra di Bishop e l’armonica di Musselwhite con il supporto del pianoforte di Bob Welsh e del contrabbasso di Kid Andersen. Basta solo questo per prendere coscienza che il suo ascolto sarà un viaggio affascinante, un vero cadeau per gli appassionati del genere. I nostri due amici non hanno più bisogno di dimostrare nulla: Stiamo parlando di due vere colonne della musica Blues che nonostante la loro grandezza sono riusciti, con umiltà, a regalarci tanta bellezza.
Nove pezzi originali e tre cover, dodici brani in totale. Tra le cover ci tengo a segnalarvi la versione di Help me, scritta da Willie Dixon e Sonny Boy Williamson ll. Un vecchio standard che spesso molti (Sigh!Sigh!) hanno deturbato, ma che invece loro hanno riportato agli antichi splendori. L’ascolto di certi dischi rafforza sempre di più la convinzione che il Blues è stato la linfa vitale di molti generi musicali. A tal proposito mi viene in mente una vecchia frase di Willie Dixon che diceva: “Il Blues rappresenta le radici, le altre musiche sono i frutti”.
Gianfranco Piria per la rubrica Me & Blues