Rock Time del 13 Agosto 2023
13 Agosto 2023
Artista | Titolo | Album | Anno |
Pogues | Rainy Night In Soho (live) | The Pogues in Paris: 30th Anniversary Concert at the Olympia | 2012 |
Moving Hearts | Dark End Of The Street | Dark End Of The Street | 1982 |
Solomon Burke | Don’t Give Up On Me | Don’t Give Up On Me | 2002 |
Blind Boys Of Alabama | Amazing Grace | Spirit Of The Century | 2001 |
Roy Orbison | The Only One | Mystery Girl | 1989 |
Eagles | The Last Resort | Hotel California | 1976 |
Whiskeytown | Dancing With The Women At The Bar | Strangers Almanac | 1997 |
Okkervil River | A Girl In Port | The Stage Names | 2007 |
Peter Wolf | I Don’t Wanna Know | Midnight Souvenirs | 2010 |
Bob Dylan | Foot Of Pride | The Bootleg Series Vol.16: Springtime In New York | 2021 |
Gob Iron | Silicosis Blues | Death Songs For The Living | 2006 |
Benvenuti a Rock Time!
La fusione di ritmi tradizionali folk Irlandesi e suoni mutuati dal punk, unita alla vena poetica del frontman Shane McGowan ha reso dei Pogues uno dei gruppi Irlandesi più importanti degli ultimi 40 anni.
La personalità autodistruttiva di McGowan ha senza dubbio influenzato pesantemente la carriera del gruppo, che ha lasciato nel 1996 per poi rientrare nel 2001. I problemi con alcol e droga l’avrebbero portato alla morte senza l’intervento di Sinead O’Connor che lo fece incarcerare proprio per cercare di salvarlo da una situazione diventata veramente pericolosa.
Altrettanta influenza ha però avuto la vena poetica di Shane, che si esprime magnificamente in ‘Rainy night in soho’, la canzone di apertura di oggi.
Penso che a chiunque di noi farebbe molto piacere sentirsi definire ‘the measure of my dreams’ dal proprio partner.
Rimaniamo in Irlando con i Moving Hearts, che sono stati un po’ i padrini di tutti i gruppi folk/rock Irlandesi nati dalla metà degli anni 80 in poi.
Del gruppo hanno fatto parte alcuni tra i nomi più celebri della musica Irlandese, a partire dal Christy Moore e Donal Lunny, provenienti dai Planxty, fino a Davy Spillane e Declan Sinnott.
La versione molto Irish di The Dark End Of The Street, classico soul di James Carr, è un ottimo esempio del loro stile musicale.
The Dark End of The Street porta la firma di una coppia di autori che si sono fatti una notevole fama nel mondo della soul music, ovvero Lincoln Wayne “Chips” Moman e Dan Penn.
Dan Penn ha scritto, da solo o insieme ad altri autori, moltissime canzoni che sono divenute dei classici della soul music, basta citare “Do right woman, do right man”, scritta ancora insieme a Chips Moman, poi “Rainbow road” , “You left the water running”, “I’m your puppet”, “It tears me up”, e tante altre.
E’ anche l’autore di “Don’t give up on me”, canzone che dà il titolo al disco del 2002 di Solomon Burke, prodotto da Joe Henry, che ha segnato la rinascita, dal punto di vista commerciale, della grande (in tutti i sensi) icona della soul music.
Il mash up è una tecnica che unisce il testo di una canzone con la musica di un’altra, ed è stata mirabilmente utilizzata dal produttore John Chelew con i Blind Boys Of Alabama, che nell’album “Spirit of the century” cantano il famoso inno religioso “Amazing Grace” sulla base di “The house of the rising sun”, canzone che parla di una casa di piacere di New Orleans chiamata appunto ‘La casa del sole nascente”.
Una perfetta fusione di sacro e profano.
La prima parte della puntata di oggi si chiude con un altro grande della storia del rock, Roy Orbison, e un estratto dal suo ultimo disco del 1989, “Mistery Girl”
“The last resort” è una delle mie canzoni preferite degli Eagles, con un testo che è ancora più attuale oggi di quando uscì “Hotel California”, nel 1977, e questo significa che le parole profondamente ambientaliste sono rimaste una grido inascoltato.
“Dancing with the women at the bar” proviene da “Strangers Almanac”, il secondo e a mio parere migliore album dei Whiskeytown, il gruppo che ha fatto conoscere Ryan Adams prima agli appassionati dell’alternative country e poi al mondo intero.
I Texani Okkervil River ci sono già venuti a trovare nella puntata n.18.
“The stage names” è uno dei loro migliori dischi, insieme al precedente “Black sheep boy”.
“A girl in port” paragona la vita di una rock star con quella di un marinaio che ha una ragazza in ogni porto.
“I don’t wanna know” proviene da “Midnight souvenirs”, album del 2010 dell’ex cantante della J.Geils Band, Peter Wolf, e anche per lui si tratta di un ritorno a Rock Time.
Frequentatore abituale di queste parti, e non potrebbe essere altrimenti, è Bob Dylan, del quale continuo a proporvi brani mai usciti su album ufficiali, ma poi ripresi nelle ormai chilometriche Bootleg Series, arrivate ormai al numero 17 se non sbaglio.
“Foot of pride” è stata incisa durante le sessioni di registrazione di “Infidels”,
I Gob Iron prendono il nome da un semplice strumento musicale, l’armonica, e sono uno dei numerosi progetti del leade dei Son Volt, e ex Uncle Tupelo Jay Farrar qui insieme all’ex Varnaline Anders Parker.
Al momento hanno realizzato un solo disco, “Death songs for the living”.
“Silicosis blues” è la cover di un vecchio blues di Josh White, e come dice il titolo tratta della silicosi, la terribile malattia contratta da chi scavava gallerie, soprattuto per le ferrovie e le miniere, senza alcuna protezione..
Il testo, riadattato ma sempre rispettoso dell’originale, traccia la triste parabola di chi si ammalava di questa malattia nei primi anni del 900.
Vi ricordo che sul sito di Radio Nova sono presenti i podcast di questa e delle puntate precedenti di Rock Time, se volete riascoltarle o le avete perse.
Un saluto da Lorenzo Comastri, vi ricordo l’appuntamento a domenica prossima, che il rock sia sempre con voi!
LC