Damon Fowler: Alafia Moon
29 Maggio 2021
La pandemia ha fermato la musica dal vivo, ma non ha fermato la creatività. Il risultato si è visto in questi primi cinque mesi dell’anno. Le uscite si stanno moltiplicando e settimanalmente arriva del materiale nuovo da ascoltare. Nell’ultima consegna, da parte del mio pusher ufficiale di CD, ho trovato alcune cose interessanti. Tra tutte Alafia Moon di Damon Fowler. Un disco dalle sonorità disarmanti. Fowler viene dalla Florida e dopo le prime esperienze giovanili perfeziona la sua tecnica sui suoni acustici ed elettrici. Arrivano così le prime esibizioni nei club, i primi festival ed il primo disco nel 1999. Riverview Drive è autoprodotto e, anche se non particolarmente esaltante, non è passato inosservato. Nomi illustri come Rick Derringer e Tab Benoit si sono fatti avanti ed hanno prodotto alcuni suoi lavori. Il tempo ormai era dalla sua parte ma Damon continua a lavorare per altri per fortificare la sua esperienza. Buddy Guy, Jonny Winter, Jeff Beck, Robin Tower, Gregg Alman e Dickey Betts sono solo alcuni nomi di una lista molto più lunga. Alafia Moon è un lavoro tipicamente Southern, delizia per molti Djs Radiofonci.
Live Alone, il pezzo di apertura, conferma in pieno quanto detto. Un Funky reggheggiante con l’armonica di TC Carr in bella mostra. Il disco incuriosisce e quindi l’ascolto diventa intertessante. Con I’ve Been Low la musica diventa più insidiosa, ne viene fuori un Rock Blues bello tirato, con Damon che dimostra di essere un chitarrista di tutto rispetto. L’album è composto da 11 pezzi tutti originali eccetto The Guitar: una cover del grande e compianto Guy Clark quello di Desperados Waiting For a Train. I musicisti scelti per questo sono tutti seri professionisti che conoscono molto bene il lavoro e l’odore delle sale di registrazione. Tra questi vorrei segnalare la voce femminile di Betty Fox. Una cantante con una voce strepitosa che presto si farà sentire alla grande. Alafia Moon è la canzone che da il titolo all’album. Una bellissima ballata Soul/Blues che riporta indietro nel tempo, con la voce da cantante navigato di Fowler e l’organo Hammond che contimua a vibrare. Da tenere molto in considerazione Same Things Change con un finale di chitarra veramente devastante e Taxman uno slow esemplare che ricorda la vecchia scuola West Side di Chicago. L’unica nota stonata del disco è The Umbrella. Un polpettone di otto minuti, dove Fowler parla, parla, parla e racconta di vari episodi vissuti durante i tour e le varie registrazioni. Forse era meglio evitare? Avrà avuto le sue buone ragioni per inserirla nella playlist. A parte questa piccola defaiance, il disco è costruito molto bene. Con Alafia Moon, Fowler ha discusso la sua tesi di laurea ed ottenuto un bel 110. Per la lode bisogna aspettare.
Gianfranco Piria per Me&Bles