“Io non c’entro col rock”, il ritorno di Maurizio Ferrandini
19 Aprile 2021
Sette tracce con temi felicemente inattuali. Mondi musicali distorti e melodici, tra malinconia e pancia. È il nuovo album di Maurizio Ferrandini prodotto con la casa discografica Long Digital Playing.
Apre l’album “Destinazione America”, dove un grido interiore trova un passaggio segreto e diventa una dichiarazione di resistenza e di resilienza. Segue “Cosa c’entri col rock”, dove rock è un’idea, un’impostazione dell’anima e non necessariamente uno stile di vita. Romantica seduta analitica, una sorta di viaggio nel subconscio di un uomo costretto a fare i conti con scelte di vita non allineate al senso comune invece la bella “Totem”, mentre in “Questa notte” l’autore accompagna la madre nel suo ultimo volo mentre la vita scorre muta e banale tra l’indifferenza e la mortificante solitudine. Arrivano “Oggi”, descrizione di un istante che diventa il lucido dipinto di una vita, e “Quello che fa bene”, omaggio a Tom Petty. Conclude l’ettagono discografico “Il buio”, criptica e penetrante, rivelazione di un rock guerriero incapace di adeguarsi, ma che non si intende arrendersi.
Maurizio Ferrandini, cinquantenne sanremese, figlio della città dei fiori e della canzonetta da mainstreamer, è in realtà uno dei tanti fratellini scomodi e mai riconosciuti dal sistema, perché non si è mai uniformato, non si è mai lasciato plasmare dalle mode e da un settore discografico che, per sua natura e storia, tende a corrompere tutti i suoi protagonisti con i generi e le sotto-categorie del pop.