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Kirk Fletcher: My Blues Pathway

13 Febbraio 2021

L’anno corrente, almeno fino ad oggi , non ci sta proponendo delle cose eclatanti nel panorama blues e rock blues, quindi tirando a campare continuerò a parlare di lavori del 2020 che a mio parere hanno lasciato il segno, come nel caso di “My Blues Patway” (Settembre 2020) di Kirk Fletcher.

Vi posso assicurare che Fletcher nell’ambito blues non è  l’ultimo arrivato. E’ un signor musicista , uno dei migliori chitarristi al mondo. Viene dalla California dove ha cominciato a trottare con alcune band locali girando in lungo e in largo la Costa del Pacifico, fino a quando una mattina a Los Angeles, dentro un famoso negozio di chitarre, “non di pifferi”, incontra Jeff Rivera uno che per lavoro curava le chitarre di un certo Robben Ford (Il Messia).

E’ stato un incontro importante che gli ha consentito di affinare la sua tecnica ed acquisire più sicurezza , una spinta in più per pensare in grande. Ormai molto abile comincia a frequentare musicisti blues della West Coast e grazie ad uno di loro conobbe Kim Wilson che lo ha voluto con lui nei Fabulous Thunderbird . Sono stati tre anni molto intensi tra dischi e concerti in giro per il Mondo ma le loro strade si sono divise perchè  per Kirk si stavano prospettando altre possibilità.

Tra le più importanti il Three King’s Tour, dove ha suonato la chitarra ritmica nella band che supportava Joe Bonamassa , con i Mannish Boys, Charlie Musselwhite e Doyle Bramhall, senza contare le quattro nomination ai Blues Music Award e una ai British Blues Award.

Seguo Fletcher da qualche anno e ho sempre avuto la sensazione, ascoltando la sua musica, che presto sarebbe arrivato il disco della svolta, della sua consacrazione come musicista solista.

I segnali erano già evidenti nel precedente lavoro “Hold On” del 2018 ,il suo blues autentico e la sua energia erano pronti a spiccare il volo. Con il suo sesto e ultimo album “My Blues Patway” ha acquisito più autorevolezza e una maggiore notorietà, imponendosi con il suo suono e la sua maestria.

Bisogna però ammettere che il disco presenta qualche defaiance in alcuni passaggi vocali, impercettibili che non snaturano la bellezza del lavoro perché il fraseggio e gli assoli di Kirk cancellano qualsiasi errore. Elementi della musica Afroamericana, come il blues e il soul, sono una costante per tutta la durata del disco. Si nota una condivisione sulla quale c’è stato un gran lavoro di squadra.

La mano di Richard Cousins, bassista di Robert Cray, si nota tutta e in tutti i due brani che ha firmato. In “No place to go” la chitarra e i fiati sembrano dialogare in un funky/blues che riporta indietro di qualche anno, come rivivere una esperienza già vissuta. La cover di Fattening Frogs For Snakes, dell’immenso Sonny Boy Williamson, lascia col fiato sospeso quando la chitarra di Fletcher sostituisce, nell’inciso, la parte che nella versione originale era suonata con l’armonica.

E le dodici battute? La forma strutturale del blues?

Le troviamo in “Heart so Heavy” dove già l’incipit traccia il solco del brano fino ad arrivare al minuto 2.29, dove Kirk cesella un assolo da manuale.

Un disco di blues moderno che consiglio per la sua freschezza e vitalità, dove il nostro protagonista mette tutti d’accordo, fanatici tradizionalisti della musica del Diavolo ed appassionati del “vecchio” suono di Detroit. “My Blues Patway” letteralmente tradotto nella nostra lingua significa…il mio percorso Bluese io ci aggiungo…continua alla grande.

Le recensioni di Me&Blues a cura di Gianfranco Piria


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