A Radionova: “Ecco a voi…” Peter Vercauteren con il suo libro sull’autismo. FILE ASCOLTABILI
23 Febbraio 2015
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Peter ha quattro anni e ha un dettaglio che lo rende diverso da tutti gli altri bambini. Ma bisogna osservarlo con attenzione per coglierlo: si tratta dei suoi occhi. Se li si studiano attentamente, si ha l’impressione di poter guardare più in profondità, al centro di quella brillante iride blu, invece di un’anima, sta un pozzo profondo. Quando Peter è oramai un uomo adulto e sposato sarà una psicologa a scorgere cosa nasconde questo pozzo: è la sindrome di Asperger, una forma di autismo definita ad alto funzionamento. Posso essere chi voglio è così un romanzo autobiografico che ci racconta come una persona autistica osserva il mondo che lo circonda e come sia forte il suo desiderio di attraversare il ponte che
collega due mondi paralleli, per ricercare la risposta alla domanda che ogni giorno torna prepotente nella sua mente: “Perché io sono io? Perché il mio autismo mi fa vivere la vita tanto intensamente”. Questa è la perfezione della felicità.
Prefazione
L’autore di questo libro soffre di autismo, in combinazione con un’intelligenza superiore (patologia nota come sindrome di Asperger). Questa è una forma di autismo nel senso più puro del termine, dato che ci sono anche molti casi di persone con autismo unito a ritardo mentale.
L’ autismo non è una malattia ma è prima di tutto un’altro modo di affrontare la realtà. Il processo del pensiero procede in modo diverso, e per questo l’individuo è diverso …
Posso essere chi voglio può essere di grande aiuto per imparare a comprendere la “cultura autistica”, attraverso la comprensione delle tecniche di mimetizzazione e di compensazione utilizzate spesso dalle persone autistiche e del “prezzo che queste devono pagare” al fine di essere accettate dalle “persone normali”.
Cercare di essere come gli altri, utilizzando spesso un’interpretazione troppo letterale del “comportamento neurotipico” (le persone autistiche spesso definiscono neurotipiche le persone normali), diventa una strategia per sopravvivere tra la gente normale e per essere accettati proprio come afferma Gunilla Gerland in “Una persona vera”.
L’autore di questo libro ha ricevuto la propria diagnosi soltanto in età adulta, rappresentando per lui una vera e propria “liberazione”. Per molte persone normali, per noi, può sembrare un po’ scioccante l’essere felici per una tale diagnosi. Ma per l’autore la diagnosi ricevuta ha rappresentato la possibilità di dare un nome al suo “essere diverso” e di scoprire la sua vera identità. A quel punto si poteva smettere di cercare con ostinazione di essere “normale”. Solo quando è stata riconosciuta la vera identità di un individuo, può iniziare l’integrazione personale.
Dato che l’autismo non è una “malattia” non ha senso cercare di curarla.
Lo scopo è quello di formare una società in cui entrambi i modi di pensare (il neurotipico e l’autistico) possano coesistere l’uno accanto all’altro in armonia. Per fare questo è necessario un adattamento in entrambe le direzioni.
(…)
Ci sono molte persone che continuano a credere che gli autistici non possano conoscere l’amore o che non possano mai essere veramente felici. Questo libro è necessario al fine di cancellare anche questo malinteso.
La diagnosi di autismo ha portato l’autore ad una grande pace interiore. “È un grande sollievo per me il non dover più fingere e combattere. Grazie alla diagnosi ufficiale riesco a tenere meglio me stesso sotto controllo. Essa mi ha regalato una pace interiore e una migliore consapevolezza di me stesso. Non sento più la necessità di tentare così fanaticamente di essere ‘normale’ … Sono autistico e tutto il mondo dovrà accettarmi come tale”. Essa ha avuto un effetto liberatorio anche sul rapporto con la moglie: “Ora lei capisce che il mio cervello funziona in questo modo e che ciò è più forte di me”.
Inoltre nel testo si trova la risposta alla domanda iniziale con cui il libro si avvia: “Perché io sono me?”. La risposta è: “Proprio perché il mio autismo mi permette di godere la vita così intensamente, io sono perfettamente felice.”
Theo Peeters
Fondatore del Centro di Formazione Autismo
Prima questo…
Quando mostrai questo libro a mio fratello e a mia moglie, essi conclusero di non aver capito cosa c’era di così straordinario in tutte le storie in esso raccontate. Infatti ad ognuno di noi è capitato talvolta di avere problemi di concentrazione durante gli studi (anche se penso non sia stato con la stessa frequenza come nel mio caso) e tutti conoscono di sicuro qualcuno che ha imparato a scrivere da solo quando aveva solo tre anni.
Quando ho riflettuto sulle loro osservazioni, mi sono reso conto che ho scritto questo libro in modo autistico. Ciò significa descrivendo un dettaglio alla volta. Non riesco a vedere infatti il quadro d’insieme delle cose. Osservo il mondo come attraverso una cannuccia che si muove velocemente a destra e a sinistra, proprio come un’immagine televisiva che viene composta linea per linea. Nella mia testa devo assemblare questa ondata di migliaia di dettagli in un insieme più o meno coerente. Ogni aneddoto è un dettaglio che da solo magari non sembra tanto speciale, ma l’intera gamma degli aneddoti secondo me lo è. Tocca a voi mettere insieme tutti questi dettagli per avere un’idea di ciò che è l’autismo e di quanto sia complicato per noi, persone autistiche, conoscere il mondo. Spero sinceramente che questo libro possa aiutare a capire il modo in cui ragioniamo e il motivo per cui in alcune situazioni reagiamo in maniera così diversa.
Fortunatamente la grave condizione, che è l’autismo, recentemente attira sempre più l’attenzione della gente. Basti pensare ai film come Rain Man o Ben X. Questi film, tuttavia, mostrano in genere personaggi con autismo comune o “chiaramente autistiche”. Esiste tuttavia anche un grande gruppo di persone in cui l’autismo è appena visibile in superficie. In realtà scendendo in profondità, queste persone sono altrettanto disordinate come il personaggio di Rain Man anche se riescono a dissimulare il loro handicap al mondo esterno. Spesso nemmeno loro stessi sanno di essere autistiche, fino a quando si trovano ad affrontare i fatti in età più avanzata. La mia intenzione è anche quella di attirare un po’ di attenzione su questo gruppo silenzioso. Non solo per risvegliare coloro che ancora non hanno capito che sono autistiche, ma anche per generare un po’ di comprensione sulla loro condizione. Infatti di contro alla condizione di autismo conosciuto, i casi di autismo ad alto funzionamento e le persone con la sindrome di Asperger ricevono solo pochissima comprensione, perché sembrano spesso così ‘normali’. Se grazie al mio libro posso compiere anche solo il più piccolo dei cambiamenti su questo punto, sarò l’uomo più felice sulla Terra. Vi auguro una lettura divertente.
Peter Vercauteren
La pagina dedicata al libro di Peter nel “Nuovo comitato Nobel per i disabili di Dario Fo” dov’è anche acquistabile.